Le autorità stanno costringendo le persone a lasciare le case che dicono siano state costruite illegalmente
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Centinaia tra gli abitanti più poveri di Bogotá sono intrappolati tra due forze opposte: una quarantena nazionale che rende impossibile il lavoro e le autorità che costringono le persone a lasciare le case che dicono siano state costruite illegalmente.
"Nel bel mezzo di una pandemia le autorità stanno infrangendo tutti i protocolli senza preoccuparsi di come ci riguarda", ha dichiarato don Pacho al Guardian. "Ci hanno stigmatizzati, segregati e dimenticati".
Ciudad Bolívar, una baraccopoli tentacolare in cima alla collina sul versante meridionale di Bogotá, è la casa di Don Pacho da 23 anni. Molti dei milioni di abitanti del quartiere sono stati sfollati anche a causa della guerra civile colombiana, che ha ucciso oltre 260.000 persone e ne ha costrette 7 milioni a lasciare le loro case in cinque decenni di aspri combattimenti. Altri sono fuggiti dal collasso economico del vicino Venezuela.
Oggi, con l'imperversare del coronavirus e le severe misure di blocco difficili da applicare nei quartieri poveri, gli abitanti di Ciudad Bolívar stanno lottando per sbarcare il lunario, per tenere in piedi le loro abitazioni e per sfamare i loro figli.
Quando l'isolamento è iniziato alla fine di marzo, la Colombia aveva segnalato alcune decine di casi di Covid-19. Oggi ne conta oltre 24.000, di cui 800 morti, con 470 casi confermati a Ciudad Bolívar. Secondo gli abitanti del posto i numeri dovrebbero essere più alti, e accusano le autorità di ignorare la situazione delle vittime più povere.
La pandemia sta colpendo anche le tasche dei più vulnerabili del Paese. Quasi il 60% dell'economia colombiana è irregolare, con lavoratori pagati in nero che vivono alla giornata.
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