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Beirut: storie dalla devastazione.

Padre Youssef Abi Zeid, direttore dell'Istituto della Famiglia presso l'Università La Sagesse, ha raccontato al Family Monitor le toccanti storie di persone che in seguito alla devastante esplosione stanno cercando la forza di andare avanti.


Una artista ha perso il suo atelier e la maggioranza delle sue opere d'arte, quasi più di 20 anni di lavoro. Sono rimaste salve qualche dipinto, tre uniche icone che ha scritto, e gli strumenti speciali per scrivere delle icone. Per un artista perdere le opere è quasi equivalente a perdere un figlio. Era molto depressa perché nessuno nella famiglia lavora, né lei, né il marito, né il figlio, né la figlia. Dopo aver parlato si è resa conto che le icone erano salve. Voleva vendere gli altri dipinti per sopravvivere tranne queste icone. Le ho anche segnalato che magari il Signore voleva che lei disegnasse delle icone perché gli strumenti per farlo erano salvi. Alla fine abbiamo pregato insieme. Dopo due giorni li ho vista nella strada sorridente: aveva deciso di fare il volontariato per aiutare gli altri devastati.


Una donna che vent'anni fa aveva perso il figlio unico, soldato nell'esercito Libanese, in un attacco contro di loro al Nord del Libano. Anche lei depressa. Quando l'esplosione la buttata qualche metro, ha sentito che era la fine della sua vita, si è rallegrata dicendo al figlio "ora ci incontreremo di nuovo". Ma non era il caso perciò è tornata alla sua tristezza. Li ho fatto notare che se rimasta viva vuol dire che ha ancora una missione da compiere. Ha sorriso affermando questo. Mi dice che le sue due figlie (ambedue sposate) hanno ancora bisogno lei per prendere cura dei loro figli. Ma questo non toglie la ferita della perdita del foglio unico. Mi ha raccontato che le sue due figlie prendono cura di lei senza farla sentire umiliata. Per esempio aprono il suo frigo. Se vedono che è vuoto, lo riempiono di verdure e carne chiedendo a lei di utilizzarne per cucinare a loro, ma di prenderene anche lei secondo il suo bisogno. Ci ha detto che li ha educati ad amarsi avicenda e di non prestare soldi a debito quando una di loro ha bisogno, ma che sia sempre un dono. Ha ben trovato il risultato della sua educazione. Ora loro prendono cura di Lei senza farla sentire l'umiliazione del debito.


Infine c'è una ira ed una frustrazione di quantità di coppie che hanno lavorato una vita per trovarsi alla fine senza niente, nemmeno lo stesso sforzo che avevano da giovani per riprendere dal zero. Ma nelle maggioranza delle case le immagini dei Santi sono rimaste intatte, come segno della presenza provvidente del Signore.


Il bisogno rimane grande con una necessità di accompagnamento e di "suivi" spirituale e psicologico soprattutto per i fanciulli in trauma e per chi ha perso un suo caro. C'è gente che ha visto un macello: ossa fuori della gamba, una persona con occhio fuori del suo posto. Un medico non può più tornare al suo lavoro perché il vetro ha sgozzato il suo paziente mentre lo esaminava. Figli in macchina con la mamma hanno visto come la sua testa era tagliata. Una mamma cercando il figlio sparito doveva fare il giro delle morgue di tante ospedali per due giorni vedendo tanti cadaveri per trovarlo alla fine anche lui morto.


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